Da Madrid, Ancelotti usa parole di fuoco contro la tifoseria azzurra per raccontare la sua esperienza sulla panchina azzurra.
Ancelotti quest’anno è riuscito nell’impresa, perché così è giusto definirla, di riportare il Real Madrid sul tetto d’Europa oltre a vincere la Liga numero 35 con quattro giornate di anticipo.
Non era semplice vincere dopo che nella stagione precedente, con Zidane in panchina, il Real non era riuscito a vincere nulla: secondo in campionato, semifinalista in Champions League e in Supercoppa di Spagna, uscito ai sedicesimi di finale in Coppa del Re.
La rosa con l’approdo di Carletto in panchina è rimasta la stessa, solo la difesa ha subito due perdite con le partenze di Sergio Ramos e di Varane. In compenso però Florentino Perez ha ingaggiato Alaba e Camavinga.
Nei successi dei Blancos ha inciso l’attaccamento morboso a Carlo da parte della rosa. L’allenatore è capace di far vivere i giocatori in pace, con serenità, chiedendo a tutti lo stesso, e togliendo pressione. Ancora una volta ha dimostrato di essere un top e certamente le 4 Champions vinte in panchina parlano per lui.
Un’altra carta vincente di Ancelotti è il suo staff nel quale compare anche, come vice, il figlio Davide. Intervistato da Il Giornale, il vice allenatore delle merengues ha parlato della splendida stagione appena conclusa ed è tornato a parlare di quelle voci che alludevano ad un presunto nepotismo soprattutto nella sua avventura a Napoli.
Davide racconta che all’inizio ha patito un po’ quando sentiva parlare di nepotismo, poi però ha pensato che, se così fosse, dovrebbero parlarne sempre, sia quando si vince che quando si perde. Invece, soprattutto nella sua esperienza a Napoli, il primo anno, terminato con un campionato di ottimo valore, nessuno ha aperto bocca. I primi veleni sono spuntati durante il secondo in momenti di difficoltà nella quale la squadra aveva avuto dei risultati deludenti. “Se funziona così, vuol dire che è solo un pretesto“.
Infine il secondo allenatore ricorda un episodio avvenuto alla prima esperienza al Real Madrid, nel biennio 2013-2015, che considera l’inizio di tutto il percorso vincente che sta avendo. “Dopo qualche giorno di lavoro, mi prende da parte Casillas, il portiere, e mi fa: Davide a fine allenamento andiamo in palestra a fare un supplemento di lavoro. Ho capito che mi stava sottoponendo a un test, un vero e proprio esame. All’inizio ero un po’ agitato, poi mi sono sciolto. Gli ho spiegato quali esercizi erano utili per la sua struttura fisica e per il suo ruolo di portiere e lui ha eseguito senza battere ciglio. È stata la promozione sul campo“.
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