Il patron del Chelsea ha confermato tramite il suo portavoce il coinvolgimento nei negoziati tra Ucraina e Russia. Nonostante ciò, il governo britannico ne prende le distanze, adottando una misura mai vista prima d’ora: i tifosi sono completamente sotto shock.

Le accuse gravissime dei media britannici: “Ecco qual è la verità su di lui”
Il comunicato diramato da Abramovich per spiegare le motivazioni che lo hanno spinto a firmare le deleghe per la cessione formale del club alla Charity omonima non hanno pienamente soddisfatto gli operatori del settore. Perfino la stessa squadra, poche ore dopo le dichiarazioni del suo patron, ha condiviso sui suoi profili social una chiara condanna alla invasione dell’Ucraina. Troppe stranezze in una vicenda in cui Abramovich sembrava chiaramente essere stato abbandonato dall’ambiente, tifosi compresi che invece avevano nutrito sempre per lui profonda stima fin da quando nel 2003 rilevò il club portandolo in alto. Le sue parole insomma avevano lasciato tutti profondamente scioccati, compresi ovviamente i media britannici che non hanno perso tempo nel lanciare pubblicamente accuse gravissime nei suoi confronti.

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Il pesantissimo rifiuto: “Tutto in mano agli avvocati”. Poi la svolta clamorosa, ma Londra non si lascia convincere
La questione si è complicata decisamente nel momento in cui, ieri mattina, è giunta la clamorosa decisione da parte degli esponenti della Fondazione Chelsea di rifiutare la richiesta di Abramovich. Un comunicato della Charity ha infatti spiegato che la vicenda è passata ‘in mano agli avvocati’ per stabilire la compatibilità con la vigente legge britannica in materia. Intanto arriva una svolta clamorosa che chiarisce molti dettagli finora reputati oscuri, come la mancanza di una presa di posizione netta da parte dell’oligarca rispetto al conflitto. A dare notizia dell’accaduto è proprio il portavoce di Abramovich che ha confermato quanto trapelato nelle prime ore della mattinata di ieri.
Infatti, sorprendentemente, Abramovich ha un ruolo pesantemente attivo all’interno dei negoziati fra Russia ed Ucraina. A contrario di quanto si potesse pensare, però, il magnate russo è intervenuto in veste di paciere. Il proprietario del Chelsea si è recato in Bielorussia su invito formale da parte dell’Ucraina per dare il proprio aiuto durante i colloqui.
Il portavoce di Abramovich ha spiegato così il motivo dell’iniziale neutralità: “Tenuto conto di ciò che c’è in gioco, vi chiediamo di capire la nostra decisione di non aver voluto commentare la situazione bellica in sé, né il suo coinvolgimento”.
Chi ha coinvolto Abramovich?
Ad invocare il suo intervento è stato il produttore cinematografico ucraino Alexander Rodnyansky che, come l’oligarca russo, ricopre un ruolo di rilievo all’interno della comunità ebraica dell’ex Unione Sovietica. L’ucraino ha commentato i dettagli sull’intervento di Abramovich durante la trattativa andata in scena in Bielorussia: “Anche se la sua influenza è limitata, egli è il solo che abbia risposto e sia reso disponibile per fare un tentativo”. Il proprietario del Chelsea, amico di Putin, sta dunque cercando di portare la pace fra Russia ed Ucraina grazie alla sua vicinanza al presidente russo: il suo ingresso nelle trattative, dunque, può avere un ruolo cruciale.

L’attacco di Bryant: “Abramovich non può possedere il Chelsea”
Oltre a non poter tornare a vivere a Londra, Abramovich potrebbe perdere anche la proprietà del Chelsea. Il parlamentare Chris Bryant, infatti, ha parlato della situazione che lega il russo ai Blues affermando: “Il magnate non dovrebbe più essere in grado di possedere una squadra di calcio in questo Paese”. Il politico ha anche suggerito l’idea di sequestrare alcuni delle sue proprietà, tra cui una casa dal valore di £152 milioni.
