Il centrocampista cileno dell’Inter è pronto a lasciare la squadra nerazzurra e intanto si lascia andare a pesanti dichiarazioni.
Al termine di una stagione con due trofei ma senza lo scudetto, Arturo Vidal è pronto a lasciare l’Inter.
Il centrocampista cileno ha giocato solo due stagioni con la maglia dei nerazzurri. Fortemente voluto da Antonio Conte, che ha preteso il suo arrivo dal Barcellona nel 2020, in due stagioni in nerazzurro ha vinto uno scudetto, proprio sotto la guida del tecnico leccese, una supercoppa italiana e una Coppa Italia allenato da Simone Inzaghi, entrambe in finale contro la sua ex squadra, la Juventus.
Due stagioni non esaltanti dal punto di vista del gioco per il forte centrocampista, che sembra essere ormai molto lontano dalla forma migliore che avevamo imparato a conoscere in Italia con la maglia bianconera, ma anche all’estero con quelle di Bayern Monaco e Barcellona.
Quest’anno ha giocato 41 partite in stagione, partendo però solo 8 volte dal primo minuto, e riuscendo a segnare solo due reti, una contro il Genoa alla prima di campionato e una in Champions League contro i moldavi dello Sheriff Tiraspol.
Il suo pesante ingaggio e il suo scarso utilizzo da parte di Inzaghi lo hanno inevitabilmente messo sulla lista dei giocatori che il prossimo anno lasceranno Appiano Gentile e i colori nerazzurri. Insieme a lui probabilmente anche il connazionale Sanchez andrà via dall’Inter.
Le sue dichiarazioni sono scioccanti, sentite cos’ha detto
In un’intervista con la FIFPRO, il sindacato internazionale dei calciatori, il centrocampista dell’Inter ha commentato lo studio realizzato proprio dal sindacato e da Football Benchmark riguardo l’impiego dei giocatori e i calendari che ormai diventano sempre più fitti
“Questa esposizione accumulata ci mette a rischio come calciatori, può ridurre le prestazioni e abbreviare le carriere. Dobbiamo pensare tutti insieme a come ridurlo” commenta il cileno.
“È una situazione che colpisce soprattutto i giocatori che devono percorrere lunghe distanze, come quando i sudamericani devono raggiungere le loro nazionali. In Europa è tutto vicino, nel resto del mondo no. Dobbiamo creare un protocollo e farlo rispettare” aggiunge l’ex Juventus, che utilizza anche i dati a sua disposizione per supportare la sua tesi: “I dati forniti dalla piattaforma PWM (Player Workload Monitoring) ci informano di questo problema esaminando il numero di minuti che i calciatori giocano consecutivamente. Dobbiamo ricordarci che il calcio è intrattenimento, è una festa, non il mercato degli schiavi. Dobbiamo lottare contro questo per il bene delle nostre carriere e delle nostre famiglie”